È di Avril Chong, malaisiana, studentessa di filosofia all’Angelicum, il delicato commento al Vangelo di oggi. Buona domenica!
Gv 11,1-45
Ci sono molti temi affascinanti in questo Vangelo, ma vorrei sottolineare tre punti principali: la morte, la risurrezione e l’amore.
Che cos’è il tempo per Dio? Cosa succede quando Dio, un essere eterno, entra nel tempo? Che cosa significa per Dio quando parliamo della morte di una persona?
Per tre volte nelle Scritture vediamo Gesù che risuscita dai morti tre persone diverse: Lazzaro, il figlio minore di Nain (Lc 7,11-17) e la ragazza di dodici anni (Mc 5,35-43). Quando si parla di morte, Gesù la vede come un riposo per l’uomo, ma questo non significa che non sia consapevole di come l’umanità vede la morte. Quando i discepoli pensarono che Lazzaro stesse semplicemente dormendo, egli li corresse dicendo che Lazzaro era già morto.
La stessa cosa accadde quando Marta rispose a Gesù con la sua comprensione imperfetta che credeva che saremmo risorti nell’ultimo giorno. Ma aveva in sé la virtù della fede e della speranza, perché disse: “Ma io so che anche ora, qualunque cosa tu chieda a Dio, egli te la concederà”. Quando Gesù le chiese se credeva in Cristo, lei rispose affermativamente: CREDO. Tuttavia, quando Gesù le chiede di togliere la pietra, lei non sembra cogliere appieno la questione.
Nelle Scritture non ci sono parole superflue. Perché il Vangelo ci dice che Gesù è amico di Lazzaro, Maria e Marta, e perché ci dice che Gesù pianse, che l’Essere eterno pianse? Chiaramente era amore, dicevano alcuni ebrei, ma si chiedevano anche perché non avesse impedito la morte di Lazzaro. È la stessa domanda che ci poniamo noi: perché c’è la morte quando abbiamo detto che Dio ci ama?
Gesù è la risurrezione e la vita, ha compiuto il miracolo perché noi potessimo credere in Lui. Tutte le cose visibili e invisibili sono state create da Dio, quando Dio è entrato nel tempo, la Vita eterna è entrata nel tempo, la Luce incessante è entrata nel tempo e l’Amore indefettibile è entrato nel tempo, il Verbo è diventato uomo. Dio, tuttavia, non ha creato la morte. La morte è ciò che è accaduto all’uomo, così il Verbo ha preso la forma dell’uomo e l’ha riportata nell’eternità, siamo amati negli esseri, siamo chiamati a entrare nell’eternità per Lui, con Lui e in Lui.
“Ogni cosa ha il suo tempo e la sua strada” (Eccl 8,6). La morte non ha più potere su coloro che credono in Lui, mai, perché Egli è la via, la verità e la vita. Tuttavia, il Vangelo ci ricorda che “ma se cammina di notte, inciamperà, perché non c’è luce che lo guidi”. Per non dimenticare di camminare con il Signore in questo tempo di Quaresima, i discepoli Tommaso, Maria e Marta ci mostrano esempi di fede infantile. Per non dimenticare la nuova vita che Cristo ci ha portato, teniamo duro e stiamo fermi, ascoltiamo e vegliamo, preghiamo e digiuniamo nella nostra vita quotidiana e, soprattutto, gioiamo nell’amore.
Infine, vorrei concludere con la poesia di G.K. Chesterton, composta dopo la sua conversione:
“After one moment when I bowed my head
And the whole world turned over and came upright, And I came out where the old road shone white.
I walked the ways and heard what all men said, Forests of tongues, like autumn leaves unshed, Being not unlovable but strange and light;
Old riddles and new creeds, not in despite
But softly, as men smile about the dead
The sages have a hundred maps to give
That trace their crawling cosmos like a tree, They rattle reason out through many a sieve That stores the sand and lets the gold go free: And all these things are less than dust to me Because my name is Lazarus and I live. ”